Schirone: “Italia lontana dagli standard portoghesi”


INTERVISTA CON IL PROF. BARTOLOMEO SCHIRONE

Il suo team di ricerca ha realizzato una Carta della distribuzione della foresta da sughero in Italia, prezioso punto di partenza per una necessaria valorizzazione del patrimonio forestale italiano. Cosa accade alle foreste da sughero italiane? Mentre in Portogallo assistiamo ad una continua crescita dell’ industria del sughero in Italia essa è in crisi e le foreste da sughero che coprono appena il 5% del mercato mondiale sono a rischio abbandono. Bartolomeo Schirone docente di Conservazione e Restauro dell’Ambiente Forestale all’Università degli Studi della Tuscia a Viterbo guida da alcuni anni il primo gruppo di ricerca italiano sulla quercia da sughero: <In Italia – spiega – quella del sughero era fino a pochi anni fa un’industria di trasformazione molto importante: qui si lavorava la metà del sughero prodotto nel Mediterraneo. Ma accordi Marocco-Portogallo  e Marocco-Germania, volti ad una valorizzazione del mercato nordafricano, hanno penalizzato l’Italia, complice anche la crisi economica e l’avanzare delle chiusure alternative. A questa congiuntura sfortunata si è aggiunta poi una riduzione della produzione mondiale dovuta ad attacchi da infestazioni di insetti defoglianti e di un fungo: questo ha portato ad una crisi del distretto sassarese. Come se non bastasse l’Unione Europea, nell’ambito di politiche per lo sviluppo della pastorizia, ha deteriorato il delicato equilibrio che governava un’economia basata su pastorizia e sughero. Le sugherete sono state abbandonate a favore dell’attività di pastorizia supportata dall’Unione Europea>.

Il professor Schirone ha presentato di recente una Carta della distribuzione della foresta da sughero in Italia: <Si tratta di uno strumento realizzato dal mio team di ricerca: una mappa che descrive la distribuzione dettagliata  delle querce da sughero nell’area peninsulare italiana. Altri inventari sono stati fatti in passato ma si trattava di mappe elaborate su campionamenti e quindi non del tutto affidabili. Questa mappa è per la prima volta reale: si basa sulla fotointerpretazione di immagini satellitari a cui si somma un controllo a terra: ciò dà vita a rilievi puntualissimi al singolo albero. Da oggi in poi sarà possibile quindi tracciare l’evoluzione precisa delle sugherete nel tempo. In elaborazione c’è anche la Carta della distribuzione mediterranea della foresta da sughero e che al momento conta sulla mappatura precisa di nord Africa, Spagna e Italia.

C’è una differenza qualitativa tra sughero italiano e portoghese?La qualità del sughero è inversamente proporzionale alla sua porosità: più compatto è più pregiato è. Da questa caratteristica dipende il delicato equilibrio che garantisce tutte le proprietà meccaniche e tecniche di questa materia prima, come elasticità, resilienza ed una cessione dell’ossigeno ottimale. Una proprietà che dipende tutta dalla quantità d’acqua presente nel suolo: un terreno più arido corrisponde ad un sughero più pregiato ma anche ad una crescita più lenta. In Sardegna ci sarebbero le condizioni ottimali per lo sviluppo di sughero pregiato ma a differenza di Spagna e Portogallo, qui in Italia manca un lavoro di analisi e valorizzazione del territorio. L’Italia non cura le sue sugherete quanto fanno in Portogallo. Progetti e iniziative ce ne sono state ma non hanno portato i risultati che avrebbero dovuto: 15 anni fa venne avviato un piano sughericolo nazionale  voluto dal Corpo Forestale dello stato con l’allora Ministro dell’Agricoltura Pegoraro Scanio, ma come accade spesso in Italia quel governo cadde e con lui anche il piano sughericolo che non venne più ripreso in mano. Tutto è recuperabile, la foresta da sughero e cosi la qualità del sughero può essere migliorata ma per fare questo serve un maggiore coinvolgimento in prima linea dei produttori.

Cosa accade a delle sugherete che non vengono curate a gestite ai fini della produzione di sughero?Le sugherete che non vengono coltivate e curate degradano: le querce cedono il passo a formazioni più esigenti come il bosco di Leccio. La sughereta per essere mantenuta deve essere coltivata. Se perdiamo oggi le foreste da sughero le avremo perse per decenni, forse per sempre.

Qual è il valore della foresta da sughero rispetto alla salvaguardia dell’ambiente? Le sugherete non sono solo un importante luogo di assorbimento dell’anidride carbonica ma sono anche un presidio fondamentale contro l’erosione del suolo. Mentre qualsiasi altro tipo di foresta (gestito) è mirato alla produzione di legname e quindi comporta l’abbattimento degli alberi e quindi a lasciare il terreno scoperto con rischio di innesco di fenomeni degradanti, la foresta da sughero invece implica una produzione che non considera l’abbattimento degli alberi.

La foresta da sughero può essere interessata da incendi? La corteccia ha importanti proprietà isolanti termiche e il sughero è ignifugo, grazie anche alla sua ridotta densità la foresta da sughero ha quindi molte meno possibilità di bruciare a causa di incendi. L’incendio in Portogallo di questi ultimi giorni è avvenuto in foreste in cui la tradizionale quercia da sughero è stata sostituita da specie esotiche altamente infiammabili come eucalipti e conifere per rispondere agli interessi dell’industria locale del legname.